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09 gen 2016

Approvato e presentato a Bari progetto per il riuso delle acque depurate



Il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto esprime la propria preoccupazione rispetto ai dati pubblicati dall'ARPA Puglia riferiti alle acque antistanti la foce del Canale Reale dove, in un anno, vi è stato un aumento dell'indice trofico (TRIX), che indica la presenza di elementi che provocano il trofismo delle acque (Azoto, Fosforo e Clorofilla). Le acque della riserva sono classificate Buone ma bisogna accelerare con le procedure di avvio dei cantieri della condotta sottomarina e delle trincee drenanti.
"Da parte nostra stiamo facendo tutto il possibile per attuare quanto previsto dall'accordo stipulato in Regione Puglia il 27 ottobre 2014" afferma il presidente Vincenzo Epifani. "L'impianto consortile di Carovigno, al termine delle opere pubbliche in fase di affidamento immetterà le acque reflue depurate in una condotta sottomarina che termina ad una profondità di 50 metri riducendo enormemente il rischio di contaminazione degli habitat marini."
Torre Guaceto oltre ad essere un'area marina protetta è una riserva naturale dello stato con una superficie di 1.100 ettari di cui trecento caratterizzati da ambienti di macchia mediterranea e zona umida e ottocento di agricoltura; in quest'ultimo comparto l'utilizzo di diverse decine di pozzi artesiani sta causando l'intrusione del cuneo salino nella falda acquifera, con conseguente aumento della salinità delle acque usate per scopi irrigui ma, soprattutto, dell'acqua presente nella zona umida, con conseguente riduzione della biodiversità.
L'impianto consortile di Carovigno tratta mediamente una portata di 165 l/s , risulta attrezzato con una stazione di filtrazione ed una stazione di disinfezione a raggi UV. Il reimpiego per fini irrigui di questa risorsa, mediante un miglioramento funzionale di queste due stazioni, consentirebbe di ottenere un refluo affinato conforme ai limiti del DM n.185/2003 e al regolamento regionale “Norme e misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate”, che ne prescrivono i limiti per il riuso in agricoltura. 
La Regione Puglia, nel mese di ottobre, ha finanziato a questo ente la elaborazione di uno studio per il riutilizzo delle acque affinate. "In tempo di record abbiamo realizzato uno studio dettagliato che possiamo definire un progetto preliminare". Il Consiglio di Amministrazione dell'ente lo ha approvato e trasmesso in Regione Puglia.
Lo studio ha prima analizzato le esigenze irrigue del comparto agricolo della riserva, che da sole sono sufficienti a impiegare l'intera produzione di acque affinate; di conseguenza, è stato progettato un sistema di distribuzione delle acque affinate che le porti dal depuratore ai comparti agricoli. Sono stati, inoltre, calcolati i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria per verificare la sostenibilità dell'intervento, ipotizzando due possibiità: un costo finale dell'acqua di 0,21 €/m3 per un ritorno economico tale da coprire sia le spese di investimento che le spese di gestione, oppure di 0,055 €/m3 per la copertura dei soli costi di gestione. Entro il mese di gennaio si organizzerà un incontro con gli imprenditori agricoli per presentare il progetto e recepire eventuali richieste di integrazioni o modifiche.
Il progetto, per il quale si stima un costo di 11 milioni di euro, verrà candidato a finanziamento attraverso il Programma Operativo della Regione Puglia 2014/2020 
Con l'entrata a regime di tale sistema nel periodo primaverile estivo le acque reflue affinate non saranno più immesse in mare ma utilizzate in agricoltura, con una notevole diminuzione dell'impatto sugli ecosistemi marini; la riduzione dell'uso dei pozzi artesiani rallenterà l'intrusione del cuneo salino migliorando la qualità delle acque dolci; l'acqua affinata, infine, ricca di sostanze azotate, permetterà una riduzione dell'utilizzo di concimi azotati che, a seguito delle piogge, contribuiscono all'aumento dell'indice TRIX.


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