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11 feb 2013

Il programma di monitoraggio delle specie e degli habitat terrestri della Riserva Naturale di Torre Guaceto



Il programma di monitoraggio della Riserva Naturale di Torre Guaceto prevede l’osservazione periodica e pluriennale degli habitat e delle specie presenti nel perimetro della Riserva terrestre.

1 Le motivazioni

1.1 Un paesaggio in continua trasformazione

La trasformazione del paesaggio terrestre della Riserva di Torre Guaceto, diciamo nell'ultimo secolo, può essere sintetizzato nei seguenti punti.
Gli interventi di bonifica, avvenuti negli anni ’30, hanno comportato il dissodamento di circa 140 ha di zona umida (grosso modo corrispondenti all’attuale canneto della Riserva), la realizzazione di una rete di canali artificiali (che tra collettori e rami secondari raggiunge una lunghezza complessiva di 25 km), l’impermealizzazione dell’alveo del Canale Reale (il principale corso d’acqua della provincia di Brindisi), il rimboschimento di 25 ha circa di superficie topografica con l’impiego di diverse specie esotiche, alcune delle quali manifestano oggi un certo grado di invasività (sono esempi il Myoporum tenuifolium ed il Pinus halepensis).
Una vasta zona occupata da macchia mediterranea, denominata Macchia di S. Giovanni, localizzata nell’entroterra lungo i limiti meridionali dell’attuale area protetta, è stata erosa tra gli anni ’40 e gli anni ’50 per lasciar posto alle coltivazioni; originariamente estesa circa 100 ha, la sua superficie è stata ridotta ad un piccolo lembo di poco più di 4 ha.
La stessa sorte ha subito una zona coperta da vegetazione erbacea e tenuta a pascolo, posta appena a sud-ovest di Punta Penna Grossa, quasi interamente scomparsa alla fine degli anni ’50.
L’erosione delle dune, oltre che per cause naturali ancora in corso, è avvenuta in passato come conseguenza di una serie di interventi umani. Tra la fine gli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 ci fu l’asportazione di depositi sabbiosi (verosimilmente per scopi edili) sia sul fronte mare che nell’entroterra del sistema dunale di Punta Penna Grossa. Successivamente, a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80, fu tentato l’utilizzo a scopi turistici di ampie superfici a ridosso del medesimo sistema dunale, compromettendo ulteriormente la stabilità del substrato, la continuità spaziale degli habitat e la persistenza di alcune specie (come la Crucianella maritima, divenuta estinta localmente). In quegli ultimi anni le comunità, compresa quella scientifica, manifestarono il disappunto di queste operazioni in toni alquanto pessimistici (“Una palude che scompare”, “Torre Guaceto addio…”). Dopo ci sono state l’istituzione della Riserva (nel 1982) e la realizzazione del piano di gestione (nel 2002), che hanno dettato un cambiamento di direzione.
Insomma, è questa la serie degli ultimi eventi che hanno condotto ai cambiamenti, in un certo grado irreversibili, dell’ambiente naturale della Riserva, a cui attualmente l’Ente di gestione tenta di dare delle risposte. E lo fa mettendo in opera sia interventi di conservazione che di ripristino ambientale. Si cita a tal proposito il progetto Life Natura HABI.COAST. (2006/2008) ed il progetto AM.JO.WE.L.S. (2008), il primo orientato al ripristino di habitat terrestri ed al contenimento delle distribuzione delle specie esotiche, il secondo alla realizzazione di uno stagno d’acqua, quello che attualmente si può notare passando con la macchina dalla strada statale. È questa una serie di soluzioni che sta conducendo, come minimo, ai seguenti risultati:
  1. Mitigazione dell’attrito tra processi ecosistemici e processi di produzione economica, soprattutto relativi alla fruizione turistica (a cui si accompagna un’offerta di qualità sempre crescente) ed allo sfruttamento agricolo;
  2. Miglioramento delle caratteristiche strutturali degli habitat interessanti (macchia, dune, stagni, ecc.).

1.2 Le minacce

Nonostante le precauzioni messe in atto dall’Ente di gestione per disciplinare la fruizione degli spazi naturali, alcune minacce sono sempre imminenti: gli incendi (l’ultimo importante è avvenuto nel 2007), l’alterazione della qualità delle acque, l’erosione del litorale. Difficile porre rimedio a questi fenomeni senza un’adeguata conoscenza dei sistemi naturali.

1.3 Deficit di conoscenze

Quale è lo stato attuale delle conoscenze dei sistemi naturali della Riserva? Cosa si sa dei processi ecologici che governano la struttura delle comunità biologiche? Inserendo Torre Guaceto in un contesto geografico più ampio, si evince che le conoscenze tassonomiche risultano essere sufficienti solo per la flora vascolare (Albano et al., 2005) ed i vertebrati. Molti altri aspetti appaiono poco studiati, se non addirittura misconosciuti: la biodiversità degli invertebrati (Minelli, 2004), ad esempio, oppure le caratteristiche dinamiche delle comunità vegetali (Biondi et al., 2010). Riguardo agli studi di dettaglio sulla realtà specifica di Torre Guaceto si rimanda alla rassegna bibliografica.

2 Descrizione del programma di monitoraggio

2.1 Gli obiettivi generali

Fatta questa premessa, si enunciano gli obiettivi generali del programma di monitoraggio:
  1. Controllare nel tempo gli esiti degli interventi di conservazione e di ripristino ambientale;
  2. Informare l’Ente gestore riguardo gli aspetti gestionali di habitat e specie, nell’ottica del modello dell’adaptive management;
  3. Ampliare le conoscenze scientifiche del sito;
  4. Divulgare le conoscenze scientifiche, sia attraverso canali di mainstream (come queste pagine), sia più tipicamente accademici.

2.2 Le caratteristiche ambientali, gli strumenti

Il monitoraggio si concentra sul rilevamento periodico di alcune caratteristiche ambientali, dati il deficit di conoscenza e la scarsità cronica di risorse! Tali caratteristiche (in gergo anglosassone surrogates), sono ritenute idonee per la descrizione dello stato di conservazione dei sistemi ecologici della riserva. Si tratta, nello specifico, della distribuzione delle specie interessanti (quali quelle rare, protette ed esotiche) della flora vascolare e dell’avifauna e della struttura delle comunità. Il rilevamento dell’avifauna è condotto per tutto l’anno in punti d’ascolto e di osservazione (con metodo standardizzato) distribuiti regolarmente sulla superficie della Riserva. Il rilevamento delle comunità vegetali è condotto, seguendo il metodo fitosociologico, in aree definite “sensibili”, caratterizzate cioè da una forte dinamicità (aree incendiate) o verso le quali la Riserva mantiene una particolare attenzione (aree soggette ad interventi). I rilievi delle comunità vegetali sono regolarmente archiviati e resi pubblici attraverso il sistema di database del progetto An Archive for Botanical Data (anArchive).

Bibliografia citata

  • Albano A., Accogli R., Marchiori S., Medagli P., Mele C., 2005 - Stato delle conoscenze floristiche in Puglia. In: Scoppola A. & Blasi C. (eds.) - Stato delle Conoscenze sulla Flora Vascolare d’Italia. Palombi & Partner, Roma: 185-189.
  • Biondi E., Casavecchia S., Beccarisi L., Marchiori S., Medagli P., Zuccarello V., 2010 - Le serie di vegetazione della regione Puglia. In: Blasi C. (ed.) - La Vegetazione d’Italia. Palombi & Partner, Roma: 391-409.
  • Minelli A., 2004 - The Invertebrates. In: Minelli A., Chemini C., Argano R., Ruffo S. (eds.) - Wildlife in Italy. Touring Editore, Milan, and Italian Ministry for the Environment and Territory, Rome: 74-119.


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