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07 lug 2010

La proposta del mese di Slow Food
Il pomodoro fisachetto di Torre Guaceto



La riserva di Torre Guaceto, nonostante sia relativamente piccola (circa 1.200 ettari che insistono nei territori comunali di Carovigno e in piccola parte di Brindisi), presenta una straordinaria varietà di ecosistemi protetti: la riserva marina, il litorale, la zona umida, la macchia mediterranea e le zone agricole. L’ente gestore della riserva (composto dai comuni di Carovigno, di Brindisi e dal WWF) ha cercato di rivitalizzare l’agricoltura tipica della zona, consapevole che questa risorsa può garantire la sostenibilità economica e la durabilità del sistema parco. Così è nato l’olio degli ulivi millenari della riserva, L’oro del Parco, rilanciando la coltivazione degli ulivi presenti in 260 ettari; così è nata la Comunità Slow Food del cibo di Torre Guaceto, che comprende allevatori, caseificatori, pescatori e contadini. A salvaguardia della biodiversità dell’area protetta è stato avviato anche un nuovo progetto: il recupero dell’ecotipo locale di pomodoro fiaschetto.
Questo pomodorino, dolce, succoso, serbevole, fa parte della storia gastronomica di queste terre: era la base per la passata che tutte le famiglie si producevano per l’inverno. Non era pensabile utilizzare un altro tipo di pomodoro, magari più famoso, come il san marzano: nel Brindisino il sugo rosso della pasta è quello che deriva dalla passata di fiaschetto. Eppure, nonostante questo radicamento, il pomodorino rischiava di sparire: troppo dispendiosa la coltivazione e troppo scarsa la quantità di raccolto. Di qui la sfida, raccolta dall’ente parco, da un vivaista sensibile ai ragionamenti della biodiversità e da un agricoltore disposto al rischio della coltivazione organica dei pomodorini: perché si è deciso che quel che si coltiva nel parco deve essere biologico. Su sollecitazione di Slow Food, quest’anno è stato destinato un ettaro di Riserva alla coltivazione del pomodoro fiaschetto e un agricoltore ha avviato il primo campo sperimentale: a soli 15 metri di altitudine e a poche centinaia di metri dal mare. Con qualche difficoltà il primo raccolto è arrivato a maturazione, con rese non esaltanti, ma con un’accoglienza da parte dei consumatori a dir poco entusiastica. Il prossimo anno si riparte e stanno anche sperimentando questa coltivazione altri produttori in aree vicine. Siamo ancora in una fase sperimentale, ma il prodotto c’è, è straordinariamente buono e tutto fa pensare che anche per la prossima stagione a Torre Guaceto si potranno trovare i barattoli di passata di pomodorino fiaschetto.


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