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09 dic 2014

Pesci e pesca artigianale: punti forti dell’AMP Torre Guaceto



Per quanto banale possa apparire, la ricetta per una ‘Area Marina Protetta’ (dicitura da qui in poi indicata con l’acronimo ‘AMP’) che funzioni davvero è composta da tre ingredienti di base: 
  1. una porzione di spazio esplicitamente definita da ‘precisi confini’; 
  2. che tali confini circondino una porzione di ‘ambiente marino’;
  3. una protezione ‘reale’, non solo sulla carta, risultato di una efficace sorveglianza da parte delle autorità competenti, ma soprattutto di un controllo diffuso, conseguente ad una sostanziale accettazione sociale. 
Detto questo, è bene sapere che in Italia non sono molte le AMP che possono vantare risultati evidenti delle misure di conservazione messe in atto. Tali risultati consistono non solo in un recupero delle componenti ‘naturali’ (che vanno dalle singole specie che normalmente sono oggetto di pesca intensa nelle zone non protette, sino agli interi ecosistemi), ma anche nella promozione di attività economiche più sostenibili (ascrivibili al concetto di blue economy), a cominciare dal turismo responsabile e dalla pesca artigianale. In questo contesto l’AMP Torre Guaceto può essere senza dubbio annoverata tra le AMP italiane che hanno mostrato miglioramenti in seguito alla implementazione di misure di conservazione [1]
L’AMP di Torre Guaceto è stata formalmente istituita nel 1991, ma solo più tardi, intorno al 2000, è stato nominato l’Ente Gestore (un consorzio formato da WWF ed i comuni di Carovigno e Brindisi). Durante i primi 9 anni la protezione era quindi solo sulla carta, mentre successivamente all’insediamento dell’ente gestore le misure gestionali hanno cominciato ad essere adottate ed applicate. Il tratto di mare che attualmente si trova all’interno dell’AMP era abitualmente utilizzato dai pescatori locali ed era, purtroppo, anche oggetto di pesca illegale, compresa quella con le bombe. L’ecosistema marino costiero era quindi fortemente degradato. 
L’istituzione di una AMP deve essere concepita come una ‘cura ad un malato’. La cura o trattamento è la protezione, la malattia è l’eccessivo impatto umano ed il malato è il tratto di mare che viene sottoposto al trattamento. Come per ogni malato sottoposto a terapia, serve un monitoraggio continuo di alcuni indicatori, per esempio la temperatura corporea, al fine di comprendere quale sia il decorso. Per le AMP, l’indicatore più significativo, immediato e comprensibile è rappresentato dalla fauna ittica, in particolare quella costiera. 
Dove l’impatto umano (soprattutto la pesca professionale e ricreativa) è eccessivo, si assiste ad un depauperamento delle risorse ittiche. Tradotto in termini semplici, i pesci (soprattutto per le specie commerciali) sono di gran lunga più piccoli e meno abbondanti, la qual cosa rende anche meno redditizia la pesca artigianale locale. Dalla creazione di una AMP in una zona in precedenza sovra-sfruttata ci si attende, quindi, un recupero delle popolazioni di pesci, in termini di aumento di abbondanza e taglia e, sul medio-lungo termine, un aumento delle rese di pesca.
Ciò può avvenire solo in seguito ad una corretta progettazione e gestione di una AMP. A Torre Guaceto, la zona A è destinata alla sola protezione: l’accesso non è consentito (salvo per motivi di sorveglianza, sicurezza e ricerca) e ovviamente vi è divieto di pesca. In zona C (di gran lunga più ampia della zona A), per contro, si può praticare sia la pesca sportiva, sia quella professionale artigianale, ma con alcune restrizioni e regole da seguire. Malgrado le sporadiche incursioni di pescatori di frodo, negli anni la gestione e la sorveglianza a Torre Guaceto hanno prodotto effetti concreti che sono stati scientificamente misurati. 
 Il primo è il cosiddetto ‘effetto riserva’ (ER): in AMP e soprattutto in zona A, molte specie commerciali di pesci sono più abbondanti e di taglia più grande rispetto ad aree di controllo esterne all’AMP. E’ il caso per esempio del sarago maggiore (Fig. 1A e B), una specie chiave per l’ecosistema costiero mediterraneo e per quello di Torre Guaceto in particolare [2, 3].


Fig. 1-A esemplari di sarago maggiore, Diplodus sargus sargus (Foto: F. Betti). Fig. 1-B: esempio di ‘ER’. Densità media (±SE; numero di individui per ettaro) di sarago maggiore in siti protetti dell’AMP di Torre Guaceto (TGMPA) e non protetti (North, South), a nord e sud dell’AMP stessa.
Questo tipo di dati viene raccolto impiegando del personale scientifico subacqueo opportunamente addestrato a compiere censimenti visuali di pesci in immersione con ARA (Fig. 2).
Fig. 2. Personale scientifico-subacqueo intento ad eseguire rilevamenti non distruttivi della fauna ittica finalizzati alla valutazione dell’ER (Foto: E. Trainito).
Si tratta di tecniche non-distruttive che permettono di raccogliere dati sulla fauna ittica cruciali per la valutazione dell’ER. Questo tipo di campionamento è stato condotto a Torre Guaceto dal 2002 fino ad oggi, quasi ogni anno, ed ha sempre mostrato che nelle zone A la fauna ittica associata a fondali rocciosi è di gran lunga più ricca e rigogliosa rispetto all’esterno dell’AMP.
Dal 2005 è in corso un monitoraggio della pesca artigianale con rete da posta di tipo ‘tremaglio’, praticata solo in zona C secondo modalità stabilite da un accordo tra pescatori locali ed AMP. Il fatto, per esempio, di pescare in zona C con reti più corte, a maglia più larga e solo una volta a settimana ha garantito ai pescatori che hanno aderito volontariamente all’accordo delle rese di pesca significativamente più elevate in zona C rispetto alle rese normalmente ottenute al di fuori dell’AMP [4, 5]. I dati del pescato sono stati raccolti da personale scientifico-tecnico a partire dal 2005 fino ad oggi nell’ambito di campagne di campionamento opportunamente dedicate alla comparazione di pescate effettuate nelle medesime condizioni e con gli stessi attrezzi da pesca in zona C ed al di fuori dell’AMP.
Fig. 3. Personale tecnico-scientifico intento ad eseguire rilevamenti sulle rese della pesca con tremaglio in AMP e al di fuori dei suoi confini (Foto: S. Bussotti).
L’approccio utilizzato non sottrae nulla pescatori agli operatori della pesca artigianale in quanto il pesce viene solo pesato e misurato in barca o a terra e poi restituito integralmente. Per contro, questa attività protratta negli anni ha avvicinato molto, a livello personale, ricercatori e pescatori, creando un buon clima di reciproca fiducia, utile nel coinvolgere al meglio i pescatori nella gestione della pesca e dell’AMP [6]. Proprio dai pescatori, negli ultimi anni, sono state suggerite ulteriori ed utili indicazioni per meglio gestire la pesca locale nell’ottica di una maggiore sostenibilità, come la riduzione delle reti da 1200 a 1000 metri ed un ulteriore allargamento delle maglie, il che implica una riduzione dell’impatto soprattutto sugli esemplari di taglia più piccola. 
Pescare di più (quantitativamente) e soprattutto meglio (in termini di sostenibilità) non implica necessariamente un ritorno economico significativamente maggiore, a meno di non riuscire a promuovere il pescato attraverso filiere differenti. Da questa prospettiva è risultata estremamente fruttuosa in termini di visibilità verso il grande pubblico la collaborazione con l’associazione SlowFood.



A cura di Paolo Guidetti, Antonio Di Franco e Simona Bussotti
1 - CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare), Rome, Italy;
2 -Université Nice Sophia Antipolis, Faculté des Sciences, EA 4228 ECOMERS, Nice, France


Bibliografia Citata

[1] Guidetti P., Baiata P., Ballesteros E., Di Franco A., Hereu B., Macpherson E., Micheli F., Pais A., Panzalis P.A., Rosenberg A.A., Zabala M., Sala E., 2014. Large-scale assessment of Mediterranean Marine Protected Areas effects on fish assemblages. PLoS ONE, 9(4): e91841. doi:10.1371/journal.pone.0091841. 
[2] Di Franco A., Coppini G., Pujolar J.M., De Leo G., Gatto M., Lyubartsev V., Melià P., Zane L., Guidetti P., 2012. Assessing dispersal patterns of fish propagules from a Mediterranean Marine Protected Area. PlosONE, 7(12): e52108. doi:10.1371/journal.pone.0052108. 
[3] Guidetti P., 2006. Marine reserves reestablish lost predatory interactions and cause community changes in rocky reefs. Ecological Applications, 16 (3): 963-976. 
[4] Guidetti P., Claudet J., 2010. Co-management practices enhance fisheries in marine protected areas. Conservation Biology, 24: 312-318. 
[5] Guidetti P., Bussotti S., Pizzolante F., Ciccolella A., 2010. Assessing the potential of an artisanal fishing co-management in the Marine Protected Area of Torre Guaceto (southern Adriatic Sea, SE Italy). Fisheries Research 101: 180-187. 
[6] Claudet J., Guidetti P., 2010. Fishermen contribute to protection of marine reserves. Nature 464: 673.


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